lunedì 29 ottobre 2012

I incontro del IV anno: La preghiera cristiana

Nel primo incontro di questo terzo anno, dopo aver ricordato il percorso finora compiuto e aver puntualizzato nuovamente le novità che sono state introdotte nel cammino dell'Iniziazione Cristiana nella nostra parrocchia, si è parlato della preghiera cristiana, cercando di comprenderne meglio il significato e il valore.
Il tema è stato lanciato con un breve video che riportava alcune definizioni di "preghiera", formulate da alcuni grandi santi del passato:


A seguire, ai genitori presenti è stato chiesto di indicare quale è il luogo o il momento nel quale risulta loro più facile pregare, spiegandone anche il motivo.

Da queste suggestioni si è partiti per compiere poi un breve percorso sul tema, guidati dalla Parola di Dio... di seguito un breve riassunto di quanto scoperto:

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite: Padre… (Luca 11, 1-2) La preghiera cristiana è dialogo, comunicazione, stare con Dio. Tutto questo è possibile solo perché Dio per primo desidera dialogare, comunicare intrattenersi con ciascuno dei suoi figli.

Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Matteo 6, 6) Si può pregare camminando, lavorando, guidando, giocando, studiando… ma per imparare a pregare in profondità occorre fermarsi in un luogo deserto e fare silenzio. Non si tratta di un deserto esteriore, ma interiore. Occorre scendere nelle profondità di se stessi e mettersi a nudo davanti a Dio

Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. (Matteo 6, 7-8) La preghiera non serve ad istruire Dio, facendogli conoscere le situazioni e suggerendogli le soluzioni che riteniamo migliori. Dio sa già tutto ed ha un progetto preciso da realizzare per la nostra vita e per il mondo. La preghiera “serve” ad ottenere la luce per comprendere la volontà di Dio e la forza necessaria per poterla compiere, fidandosi di lui.

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". (Luca 18, 13) Nessuno è degno di pregare e di entrare in intimità con Dio, ma è Lui che desidera entrare in intimità con ciascuno di noi, ci ha creati proprio per questo: perché diventiamo suoi amici. Lui sa anche benissimo che non ne siamo capaci e allora ci fa capaci Lui!  Neanche il peccato grave impedisce questa intimità perché il Suo Amore è più forte, nessuna miseria può vincere la Sua misericordia.

Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai… (Luca 18, 1)
Quello che Dio ci chiede non è di pregare tre volte al giorno, o cinque, o dieci, o cento… Dio vuole che tutta la nostra vita diventi preghiera, perché vuole che sia ininterrotto il nostro dialogo con lui. Ogni cosa che facciamo, se la facciamo con il desiderio di servire Dio e di portare gioia ai fratelli, è preghiera alla stessa maniera di un'ora di adorazione o di un rosario ben detto.

In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro". (Matteo 18, 19-20) Il dialogo con Dio è personale ed intimo, ma deve anche esprimersi in forma comunitaria: in comunità si prega gli uni per gli altri, si condividono progetti e difficoltà, ci sia aiuta nel comprendere la volontà di Dio, si collabora per realizzarla, ci si corregge a vicenda quando si commettono errori, si vive concretamente quell’amore che è il cuore del messaggio cristiano.

La Bibbia contiene un intero libro composto da preghiere, il libro dei Salmi… La tradizione della Chiesa, i santi ci hanno trasmesso delle preghiere bellissime e commoventi…
Le preghiere che abbiamo imparato a memoria, le preghiere scritte da altri fratelli o sorelle che ci hanno preceduto nell'avventura della fede, possono sicuramente aiutarci ad entrare nel clima giusto per pregare, ma non sono assolutamente sufficienti se esauriscono completamente il tempo del nostro rapporto con Dio: ciò che conta è arrivare ad un dialogo intimo e personale con Dio.


Ci siamo poi confrontati su quanto emerso nell'approfondimento, prima in gruppo e poi tutti insieme, cercando di capire come vivere, personalmente e in famiglia, quanto suggerisce il Vangelo. Tutti i presenti concordavano nell'affermare che la cosa più difficile è riuscire a proporre momenti comunitari di preghiera in famiglia, anche se è unanime la valutazione positiva di questa esperienza.

Abbiamo quindi concluso l'incontro con un breve momento di preghiera e il canto "L'unico Maestro".

I incontro del VII anno: L'inno alla carità di San Paolo

In preparazione alla consegna dell'Inno alla Carità, in questo primo incontro dell'anno abbiamo iniziato a riflettere su questo importantissimo testo che San Paolo ha consegnato alla Chiesa di tutti i tempi come irrinunciabile punto di riferimento.
Dopo aver ascoltato la canzone "Se non ami" di Nek,



ci siamo inoltrati nella lettura e in una breve analisi del testo e del suo contesto, arrivando ad evidenziare quanto di seguito riportato.

Paolo era approdato a Corinto attorno al 51, durante il suo secondo viaggio missionario, e vi era rimasto a lungo con varie vicende. La città era un importante centro commerciale, dove si incrociavano esperienze culturali, sociali e religiose differenti, ma in essa prosperavano anche la corruzione e la degenerazione morale. La stessa comunità cristiana aveva probabilmente respirato quest'atmosfera e ben presto si era rivelata divisa, segnata da crisi etiche, da problemi teologici e pastorali. Paolo apprende notizie poco confortanti da alcuni inviati da Corinto mentre si trova ad Efeso. Siamo attorno all'anno 55. Decide allora di scrivere una lunga lettera che affronti puntigliosamente le questioni più scottanti a lui segnalate.
Nei capitoli dal 11 al 13 l'attenzione alla vita liturgica della comunità e alle sue possibili degenerazioni ai allarga in una splendida pagina sulla struttura interiore e profonda della Chiesa, concepita come corpo di Cristo, molteplice nelle sue membra e qualità ("carismi"), ma unita nell'amore (agape). E' in questo contesto che si colloca l'inno alla carità, sul quale vogliamo fermare la nostra attenzione.

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

Nella prima parte dell'inno si riprendono i carismi che erano stati elencati nel precedente capitolo 12, come facenti parte dei doni che Dio concede agli uomini per costruire insieme la Chiesa, mettendoli in correlazione con la carità, con l'agape, con l'amore inteso alla maniera di Gesù Cristo. Il messaggio è chiaro ed evidente: anche i carismi più belli e importanti, anche le doti migliori che l'uomo riceve in dono dal suo Creatore possono essere investiti bene o male, per esaltare se stessi o per servire Dio e i fratelli: nel primo caso, quei doni non servono a nulla se l'obiettivo che l'uomo si pone non è quello di entrare nel Regno di Dio, di vivere un'esperienza di vera fraternità, di realizzare il progetto che Dio ha su di lui; nel secondo caso, se l'amore autentico è il motore che ci spingi a fare ogni cosa, mettendo a frutto i talenti che abbiamo ricevuto, allora tutto serve a farci avanzare sul cammino della santità.

Nella seconda parte dell'inno, vengono evidenziate le caratteristiche dell'"amore secondo Gesù Cristo", che deve essere l'anima di ogni pensiero, azione e scelta dell'uomo. Utilizzando il termine "carità", Paolo descrive il modo di agire di Dio (al termine "carità" si può sostituire la parola "Dio" e si otterrebbe una perfetta descrizione dell'immagine di Dio, così come emerge dalle pagine dell'Antico Testamento), il modo di agire di Gesù Cristo (al termine "carità" si può sostituire il nome "Gesù" e si otterrebbe una sua perfetta descrizione, così come emerge dalle pagine del Nuovo Testamento) e, di conseguenza, il modo di agire che il cristiano dovrebbe cercare di far sempre più suo.

Nella terza parte dell'inno, Paolo apre uno squarcio sul Paradiso, pieno compimento del Regno di Dio, dove l'amore, inteso nel modo che ha appena descritto, sarà la regola di vita che tutti seguono. Quando "vedremo Dio faccia a faccia", non ci saranno più ministeri, non ci saranno più carismi, non ci saranno più ruoli e compiti. La stessa fede e la stessa speranza, indispensabili in questa vita, cesseranno e non saranno più necessarie (non si può aver fede in ciò che già si vede né speranza in ciò che già si possiede!). Resterà solamente la carità, unico respiro in cui tutti vivranno e si muoveranno.
Vivere nella carità, con l'aiuto di Dio che si ottiene mediante la fede in lui e sostenuti dalla speranza che esplode dalla resurrezione di Cristo, è la condizione indispensabile per essere accolti nel Regno della Carità alla fine dei tempi. Vivere nella carità è l'unica scelta che l'uomo può fare per anticipare già in questo mondo, seppur in modo imperfetto, ciò che possiederà in pienezza nell'altro, instaurando rapporti di fraternità e di solidarietà, di giustizia e di pace con tutti i fratelli che condividono con lui l'avventura della vita.

Ci siamo quindi fatti alcune domande, per cercare di rendere il più possibile concreto il discorso fatto:
1. Quali ragioni, oltre all'amore senza misura, possono portare a compiere azioni eroiche?
2. Siamo capaci di amare come Paolo descrive nella seconda parte dell'inno? Quale dimensione dell'amore cristiano fatichiamo di più a vivere?
3. Siamo davvero preoccupati di imparare ad amare? Quanto tempo dedichiamo a questo "apprendistato"?
Soprattutto in riferimento all'ultima domanda, è emersa un'interessante discussione su quanto tempo spendiamo per educare i nostri figli all'amore... ci preoccupiamo molto di spingerli alla competizione, a dare il meglio di se per primeggiare... mai o quasi mai ricordiamo loro che solo se impareranno davvero ad amare potranno essere davvero felici...

Abbiamo quindi concluso con un breve momento di preghiera, chiedendo al Signore di insegnarci ad amare:
Signore, insegnaci ad amare.
C'è qualcosa che chiamiamo amore,
ma, tu sai che è meschino e avaro;
è solo un egoismo raffinato.
Non ci doniamo.
Rivendichiamo soltanto,
come un esattore di imposte.
Per questo, Signore, ti cerchiamo invano.
Tu non vivi in questa oscurità,
perché tu sei l'amore.
Tuttavia, sei così buono, che,
nonostante tutto, ci parli.
Il tuo amore è più forte della nostra corazza di buio,
così vediamo brillare la tua luce.
Gesù Cristo, insegnaci ad amare;
ogni volta di più, ogni giorno più disinteressatamente.
Non perché sentiamo bisogno d'affetto,
ma perché gli altri hanno bisogno d'amore.

sabato 27 ottobre 2012

I incontro del III anno: La storia della Salvezza

Nel primo incontro di questo terzo anno, dopo aver ricordato il percorso finora compiuto e aver puntualizzato nuovamente le novità che sono state introdotte nel cammino dell'Iniziazione Cristiana nella nostra parrocchia, si è parlato della Storia della Salvezza, cercando di chiarire il significato di questa espressione, spesso usata e forse poco compresa.
Il tema è stato lanciato chiedendo ai genitori presente di rappresentare su un foglietto il modo con cui veniva immaginata la relazione tra Dio e l’uomo. Ne sono usciti disegni molto interessanti, che hanno permesso di addendrarsi in maniera più che singificativa nella discussione.
 
Per approfondire il tema, si sono lette le definizioni date dal vocabolario alle due parole che compongono l'espressione "Storia della Salvezza":
STORIA: Narrazione sistematica dei fatti memorabili della collettività umana, fatta in base a un metodo d’indagine critica.
SALVEZZA: Condizione di salvo
Salvo = che è scampato a un pericolo, anche grave, senza riportarne alcun danno

Questo ci ha permesso di concludere che quando si parla di Storia della Salvezza, in ambito cristiano, si intende il racconto di tutti gli interventi che Dio ha compiuto nella storia per salvare l'uomo dal male e portarlo a realizzare il fine per il quale è stato creato: la felicità eterna.
 
Questa storia ha tre diverse connotazioni temporali:
PASSATO: La narrazione biblica; La storia della Chiesa; La vita dei santi
PRESENTE: La storia di amore che Dio realizza per noi e con noi al fine di rendere bella e piena di gioia la nostra vita
FUTURO: L’eternità beata nel Regno dei cieli

Per concretizzare la riflessione fatta e calarla nel concreto della vita personale e famigliare di ciascuno, abbiamo certato di rispondere insieme alle seguenti domande:
  • Conosco la storia che Dio ha scritto nel corso dei secoli passati, dalla creazione del mondo fino ad oggi, scegliendo prima il popolo ebreo e poi la Chiesa come principali destinatari dei suoi messaggi e dei suoi interventi salvifici?
  • So cogliere quello che Dio continua ad operare nella mia storia personale e famigliare per condurmi ad una vita piena e felice? Saprei raccontare qualche fatto che mi testimonia la vicinanza di Dio e il suo interesse per la mia vita?
  • Credo che Dio guida la storia verso il pieno compimento del suo Regno e che il bene ha sempre la meglio sul male, la vita sulla morte? Come questa fede segna la mia vita di tutti i giorni?
 
Abbiamo qundi concluso con un breve momento di preghiera, nel quale abbiamo riascoltato questo bellissimo racconto aiutati dal seguente video:
 
 
Abbiamo quindi chiesto al Signore di renderci sempre più capaci di non dimenticare che la storia nella quale siamo inseriti è fa parte del suo progetto di salvezza e che dobbiamo collaborare con i suoi progetti per poter godere la sua gioia in questo mondo e nell'altro.
 
Ci siamo quindi salutati, dandoci appuntamento a domenica 21 ottobre, giorno in cui, alla Messa delle 10.00, verrà consegnato ai ragazzi e alle loro famiglie il Credo, testo che in quest'anno verrà approfondito nel tentativo di comprenderlo sempre meglio per poi imparare a viverlo.