domenica 12 febbraio 2012

Diario di Bordo - III Incontro

L'Equipe al lavoro
Abbiamo preso le mosse da alcuni punti comuni emersi dalle considerazioni di tutti i genitori nell'incontro precedente:
  • la convinzione che l’amicizia con Gesù sia un fattore molto importante nell’aiutarci a realizzare le speranze che avevamo esplicitato per i nostri figli, perché ci aiuta a trasmettere loro valori solidi, veri e che possano (almeno è nelle nostre speranze) aiutarli ad essere persone felici, serene con se stesse. 
  • la consapevolezza che il nostro ruolo di genitori nel favorire l'incontro di nostro figlio con Gesù consiste nel trasmettere (attraverso il nostro comportamento in famiglia, con gli amici, con la comunità) un esempio attraverso cui i bambini vedano una testimonianza in atto di fede vissuta. 
In questo incontro siamo partiti chiedendoci:

QUALI SONO I VALORI CHE L’AMICIZIA CON GESÙ CI AIUTA A TRASMETTERE AI NOSTRI FIGLI? 

COSA VUOL DIRE EDUCARE ATTRAVERSO L’ESEMPIO? 

La riflessione è stata introdotta dalla visione di alcune sequenze tratte dal film Into the wild (Sean Penn 2007) che narra il romanzo di formazione di un 17enne americano, Chriss Mc Handless che, in rotta di collisione con i propri genitori, parte per un viaggio che lo condurrà fin nel cuore della natura selvaggia dell’Alaska. Il film racconta la crescita e il cambiamento interiore che gli incontri e le esperienze del viaggio produrranno in Chriss, e l’effetto che la scomparsa del figlio determinerà nei suoi genitori.

Dalla discussione seuita alla visione del film è stato evidente come la partita si giocasse sul piano dei valori: i valori che i genitori ponevano a fondamento della propria esistenza (successo, prestigio sociale, denaro, autorità, rispettabilità, ecc..) erano in netto contrasto con quelli del figlio, nutrito di letteratura, ecologismo, rifiuto del consumismo, e sospinto dalla strenua ricerca della verità nei rapporti con le persone. Questo ha determinato la frattura tra Chriss e la sua famiglia, la partenza del ragazzo ma anche il suo approdo ad una possibile riappacificazione con i genitori, grazie alla forza dell'amore, del perdono, della fede (“Quando si perdona, si ama. E quando si ama, la luce di Dio scende su di noi”).

Abbiamo poi svolto un’attività ludica: divisi in due gruppi abbiamo stilato una “classifica” comune dei valori che poniamo alla base della nostra vita e che vorremmo trasmettere ai nostri figli, il tutto a partire da un elenco in parte ricavato dalla visione del film in parte preparato dagli accompagnatori. I tre valori fondamentali sono stati:

Gruppo A) AMORE – ONESTA' - UMILTA'/FAMIGLIA

Gruppo B) ALTRUISMO – AMICIZIA - UMILTA'

Una volta individuati i valori fondamentali per la nostra esistenza ci siamo chiesti: come possiamo trasmetterli ai nostri figli?

Siamo tutti consapevoli infatti che le difficoltà della relazione educativa,nel mondo di oggi, sono molteplici:

  • i ragazzi sono immersi in un relativismo di pensiero e di scelte tale per cui sembra non esistere più una Verità, ma la molteplicità smisurata delle opinioni; 
  • non solo non esiste più una Verità, ma non esiste neanche il Bene. Ognuno può decidere da sé cosa è buono e che cosa si può o non si può fare 
  • il tutto,infine, viene trasmesso da un ambiente, quello incui vivono i nostri figli, che possiede strumenti di dispotica invasione delle coscienze, al punto che spesso ci si chiede se, dinnazi a queste forze, noi genitori si abbia sufficiente capacità di educare secondo i nostri criteri di valore. 

E allora, oggi è ancora possibile educare? E a cosa possiamo educare……?

Siamo stati aiutati dalle parole di Romano Guardini:

“La vita viene destata e accesa solo dalla vita.la più potente forza di educazione consiste nel fatto che io stesso in prima persona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere... E' proprio il fatto che io lotto per migliorarmi ciò che da credibilità alla mia sollecitudine pedagogica per l'altro... Deve sempre permanere viva una positiva, santa insoddisfazione. Siamo figure incompiute, soltanto abbozzate. Siamo credibili solo nella misura in cui ci rendiamo conto che un'identica verifica etica attende me, e colui che deve essere educato”.

In concreto il genitore deve essere una persona matura, che cura prima di tutto la propria crescita personale e ha risolto in maniera positiva il problema della propria identità. Egli sa chi è e sa dov'è.

Da ultimo, come credenti diciamo: educare significa aiutare l'altra perosna a trovare la sua strada verso Dio.


Ci siamo salutati portandoci a casa 3 domande su cui riflettere:
  • Come reagisco all'idea che educare significa educarsi?
  • Mi sento incoraggiato o sconfortato di fronte all'impegno educativo? 
  • Quali punto di riferimento ho avuto fino ad ora nell'educare e quali vorrei avere d'ora in poi?